Le Chiese di Castelluccio Cosentino

 

 tratto da   il Postiglione  giugno 1996 - anno VIII - numero 9

Giuseppe Barra

 

L'importante lavoro di ricerca di Giuseppe Barra, pubblicato a giugno del 1996 sul periodico "il Postiglione", è qui riportato integralmente, salvo alcune modifiche apportate per motivi di formattazione e limitando le note e le citazioni

Attilio Piegari

 

(clicca sul nome della Chiesa)

 

SS. ANNUNZIATA

 

La prima notizia dell'esistenza della chiesa della SS. Annunziata risale al 1536 ed era un Beneficio di patronato della famiglia de Laurentio. E' solo nel 1589 che la SS. Annunziata fu elevata a Chiesa Madre, cioè quando la Matrice fu traslata dalla chiesa di Santa Maria dei Martiri. Questa chiesa fu anche dichiarata ricettizia.

Dunque, in base ai documenti fin ora noti, questa è la chiesa più antica di Castelluccio Cosentino ed è certo che nel 1536 era già eretta e fondata dalla "nobile" famiglia de Laurentio detta poi Di Lorenzo.

Il 13 maggio 1701, l'Arciprete, con l'autorizzazione Arcivescovile del 7 giugno 1700 e con licitazione pubblica, concede in enfiteusi un territorio dell'estenzione di un moggio e mezzo nel luogo detto la Difesa fino alla terza generazione ad melioramdum a Giovanni Andrea Mastroberto per il prezzo di 24 assi.

Il 27 luglio 1712, la chiesa parrocchiale della SS. Annunziata e per essa il Clero di Castelluccio Cosentino, permuta con Giovanni Fiore una casa sita nel luogo detto Santa Maria dei Martiri seu la Torre con territorio di detto Giovanni sito nel luogo detto il Puzzo delle Crape, vicino i beni della chiesa del casale di Galdo.

Nel 1713 è documentata l'esistenza di una cappella, eretta in detta chiesa, dedicata alla Pietà che riceve un censo in danaro da Giovanni Mancino e nel 1720 da Giuseppe Apostolico.

Il Settecento fu il periodo dove iniziò una forte lite tra il Clero e la famiglia "de Lorenzo" a causa del patronato sulla chiesa. Documenti in nostra conoscenza sono datati fin dal 1757 contro Antonio di Lorenzo.

L'Economo Curato don Domenico Fiore, nel 1811 redige l'inventario delle opere d'arte della Parrocchiale e in esso riporta: "La chiesa è di stucco rustico, col soffitto di tavole pittate a vari colori. In detta chiesa esiste un fonte di pietra nostrale. Esiste ancora un fonte battesimale coverto di legno con fonte puranco di pietra nostrale.

Un pulpito di legno corniciato d'oro e vari colori.

Un confessionile di legno semplice e senza pittura.

Esiste un gran quadro del SS. Rosario disteso sopra a tavole, antico, ma non si conosce l'autore; l'altare è di stucco ordinario.

Un quadro della natività, sopra tela, corroso nel basso per l'antichità; si ignora l'autore; l'altare è di stucco ordinario.

Un quadro mediocre del Padre Eterno con cornici d'oro, sopra tela.

Due mediocri quadretti di Santa Lucia e San Gerardo sopra tela con cornici dorate.

La statua di San Vincenzo Ferreri di stucco con altare di stucco.

La statua di Sant'Antonio di stucco con altare di stucco.

La statua a mezzo busto del SS. Rosario di legno.

La statua a mezzo busto della SS. Concezione.

Due stipi di tavole con cornici dorate.

Un bancone di legno con due tiratoi e quattro stipi soprani e quattro sottani per gli arredi sacri. L'altare Maggiore anche in stucco ordinario.

Il 5 marzo 1838 fu eseguita una perizia per la riparazione della ricettizia della SS. Annunziata, dove si dice che la chiesa necessita di una urgente riparazione. Tali lavori si eseguirono in breve tempo anche con l'aiuto del popolo.

Il 20 giugno 1840 fu redatto lo Stato delle Rendite del 1839 della chiesa Madre e da esso si evince che per affitti, terraggi, censi e altro, riceveva molti beni in natura: tomoli 170 di grano venduto a ducati 1 e grana 60 al tomolo; tomoli 70 di biada venduta a grana 50 il tomolo; tomoli 45 di granone venduto a ducati 1 al tomolo; tomoli 12 di orzo venduto a grana 70 il tomolo; tomoli 6 di legumi venduti a ducati 1 il tomolo; 12 quarantini di olio venduto a ducati 3 il quarantino; 20 tomoli di querce vendute a grana 30 il tomolo; 28 tomoli di corri venduti a grana 20 il tomolo e infine riceve dai censi in danaro ducati 24. Le spese per il mantenimento della chiesa, nel 1839, furono di ducati 334,67 e la rendita di ducati 438.

La rendita era divisa in quattro parti, cioè all'arciprete e ai tre sacerdoti, ed ognuno riceveva ducati 25,834 l'anno. Tale cifra poteva variare in base alla produzione e al prezzo dei cereali e dell'olio. L'Arciprete percepiva in più ducati 15 e grana 40 per delle messe e diritti.

Nello stesso 20 giugno fu redatto anche l'inventario delle suppellettili ed arredi sacri della chiesa dell'Annunziata:

"Due croci di argento con asta in legno inargentato - Tre pissidi di argento, una grande e due piccole - Una sfera di argento col piede di ottone dorato - Due calici col bicchiere di argento e piedi di ottone dorato - Due patene di argento dorato - Un sicchietto per l'acqua Santa con il suo aspersorio di argento - Un altro di rame cipro - Un incensiera con navicella di argento - Un altro di rame Cipro - Una lampada di argento - Una portella della custodia di argento - Una croce di legno col crocifisso dorato - due ombrelli di damasco rosso ed un altro di raso di Portanova - Otto lampioni per l'accompagnamento del Santissimo - Tre omerali tra cui due di drappo - Un monumento di legno per il Giovedì Santo - Un baldacchino di legno dorato per Posposizione del Santissimo - Due baldacchini portatili per il Santissimo Viatico - Una custodia di legno portatile - Un triangolo di legno dipinto per l'uffizio delle funebre - Una immagine a mezzo busto dell'Ecce Homo di carta pesta - Un letterino di legno nel coro con l'antifonario - Quattro messali usati - Tre messali per le messe dei morti - Un palliotto di tela dipinta per l'altare maggiore - Diciotto candelieri ed altrettante giarre, quattro candelieri e le giarre per la mensa, carte di gloria e croce tutti di legno inargentato - Due campanelli sospesi, uno vicino la porta della sagrestia, e l'altro vicino l'altare del Santo Protettore - Un pulpito di legno depinto con le cornice di legno dorato - Due confessionili - Il battistero con coppino di stagno, pile di rame per contenere l'acqua benedetta, sei vasi di stagno per contenere i sacri olii, più un vaso di stagno per il crisma, un vaso di cristallo per il sale benedetto - Uno stendardo con bandiera celeste della Confraternita del SS. Rosario - Un pallio di raso con strisce rosse e bianche anche del SS. Rosario - Un pallio carmosino celeste della SS. Concezione - Quattro statue, una del SS. Rosario, un'altra della Concezione, la terza del Protettore San Vincenzo e la quarta di Sant'Antonio - Tre campane, una mezzana nella chiesa parrocchiale, altre, una grande ed altra piccola nella chiesa di Santa Maria de' Martiri - Sei camici, tre vecchi e tre nuovi - Un piviale di drappo - Un altro violato vecchio - Un altro rosso fiorato con strisce nere - Due pianete rosse di Tomasco - Due pianete bianche usate - Due pianete viola usate - Una pianeta di velluto verde - Due pianete di drappo per i giorni festivi - Due tonacelle usate - Una pianeta celeste - Una pianeta nera nuova e altre due vecchie, altre pianete vecchie con due tonacelle che si tralasciano nel presente inventario.

 

Il 10 ottobre 1840 fu redatto, in base al precedente inventario del 1823, un nuovo inventario dei censi che riceve la parrocchiale: "Dalla cappella del SS. Rosario di Castelluccio dovrebbe ricevere un ducato e 72 grana ma non riceve nulla perché non si sa il motivo. Dagli credi di Antonio Imbrenda di Castelluccio ducati 1 e grana 4 su un capitale di ducati 13; da Morriello Agostino cessionario della famiglia di Lorenzo ducati 2 su un capitale di ducati 40.

Censi enfiteuci: La chiesa parrocchiale riceve annualmente grana 1840 dai naturali di Castelluccio e qualcuno di Galdo per censi enfiteuci sui molti beni:

Vigne, otto vigne alla Difesa, undici al Marrante, una Sotto li Pastini, una alla Pedicata (o Pericara o Pedicara) quattro alla Gregoria, una alla Sagaria, due alla Fornace, una al Pozzo, una al Bricale, una alli Pastini, due alla Lamia, una alle Noci, una al Molino, due al Levante, una alla Tempa, una alla Terra, una alla Pedicata e Volantino ed un altra alla Fontana d'Enda (o Fontana Rendolo);

Vigne con frutteto: una alla Gregoria; Vigne con olive: due alla Gregoria, una al Tempone di Francesco di Lorenzo; Vigne con seminativo: una alla Veneranda;

Oliveti: uno al Pesco (o Piesco in Galdo), uno alla Fornace, uno alla Gregoria, due alla Violante;

Oliveto e seminativo: uno alla Sellata, uno alla Gregoria, uno alla Settora;

Seminativi: tre alli Cosentini, uno allo Bricale, cinque alla Balzola, due a Pietro Bruzzo, uno a Santo luorio, uno alla Tempa, uno alla Veneranda, uno alla Lamia, uno alla Chiusa;

Seminativo con frutti: due alla Lamia;

Prati: uno alla Tempa, tre ai Frunzi, uno a Santo luorio;

Prato con casa: uno alla Calcinara;

Case: una sotto il Forno, una di Carmela Cecero, una alli Martiri; un cellaio al Forno. Altri toponomi: Balzola, Bricale o Brincolo,  Frunzi, Levante, Martiri, Pietro Bruzzi, Pozzo, Tempa di Francesco di Lorenzo, Veneranda.

Esige da Chiumiento Carminiello un censo sopra il forno Comunale, un censo dagli eredi di Giuseppe Cucina su tutti i beni e altro censo su tutti i beni di Francesco di Leo".

 

Con l'articolo 2 della Legge del 15 agosto 1867, lo Stato italiano soppresse le chiese Ricettizie e tra queste anche quella della Santissima Annunziata di Castelluccio Cosentino. Dopo di ciò la Santissima Annunziata non era più retta dall'Arciprete e dai sacerdoti partecipanti, ma solo dal parroco che è detto anche Arciprete ma a titolo onorifico.

Nel 1886 la chiesa parrocchiale risulta molto malandata e necessita di riparazione - così è scritto sulla perizia redatta dall'ingegnere Giordano - per una somma complessiva di L. 6.200.

Con dispaccio del 15 aprile 1887 si concedono L. 825,50 e si comunica che i lavori dovranno essere eseguiti con un contributo dei fedeli, del parroco e del comune che ne ha il patronato. Il 5 ottobre 1887 viene inviata una seconda perizia dove si cerca di sistemare la chiesa nel miglior modo possibile, risparmiando in ogni parte ma facendo i lavori a regola d'arte.

Dalla relazione si evince che è caduta la soffitta "ma il pavimento potrebbe essere ancora buono e si può fare a meno anche degli accomodi alla rettoria, e si può risparmiare sulla tavolatura così la spesa andrà ad ammontare a L. 4.570,75".

Il Parroco e i fedeli contribuiscono con L. 2.200; dal fondo riparazioni annuali vi sono disponibili L. 1.000; a questo punto mancano L. 1.370,75. La perizia viene approvata dall'Ufficio Tecnico di Salerno e il 26 giugno 1888, il Guardasigilli invia altro contributo di L. 500 più le 825,50 già approvate e in parte inviate, mancano solo L. 45,25. I lavori, dopo lunghe pratiche, iniziano il 30 novembre 1893 ed il contratto stipulato nello stesso giorno viene registrato in Postiglione il 7 dicembre 1893.

Il 30 luglio consecutivo, i lavori vengono ultimati e il primo febbraio 1895 vengono pagati, l'impresa Conforti con L. 4.690,58 e l'ingegnere con L. 248,01.

Il 5 giugno 1896, il Vescovo di Teggiano, Monsignor Vincenzo Adessi, nella visita fatta alla parrocchia della SS. Annunziata, emette dei decreti concernenti alcune modifiche da fare al confessionale, consiglia l'imbiancamento delle pareti della chiesa e ingiunge di fare l'inventario degli oggetti d'oro e d'argento, donati dai fedeli.

Il 14 agosto 1939, la chiesa della SS. Annunziata venne consacrata dal Vescovo di Teggiano Monsignor Caldarola, dopo il restauro e la costruzione del nuovo altare maggiore che fu offerto da don Costantino Cassaneti. * nato l'11 dicembre 1869 a Castelluccio Cosentino (comune di Galdo) da Vincenzo e Maria Giovanna Chiumiento (1848 - 6 marzo 1888), ambedue di Castelluccio Cosentino. [Pasquale deceduto nel 1892, ndr], Eugenio e Giuseppe erano i fratelli di Costantino il quale studiò nel Seminario di Teggiano e fu ordinato sacerdote il 22 settembre del 1894. Documenti lo attestano officiante a Castelluccio Cosentino dal 1900.

Don Costantino Cassaneti, oltre ad essere un ottimo sacerdote e a dare al suo piccolo paesello tante cose morali e anche materiali, ha dato a Castelluccio anche opere di interesse pubblico. Ha fatto in modo che arrivasse l'acqua potabile e costruì il lavatoio pubblico che ora è stato modificato in serbatoio per distribuire l'acqua potabile in tutto il centro abitato di Castelluccio Cosentino.

Per queste opere furono collocate delle lapidi che noi riporteremo. Lapide posta sulla fontana in piazza don Costantino Cassaneti: "Sitientes venite ad aquas / Costantino Cassaneti al suo paese / A.D.1935". L'Amministrazione Comunale di Sicignano degli Alburni, nel 1988 dedica la sopraddetta piazza al detto don Costantino, e in tale occasione vi colloca, sulla stessa fontana, una seconda lapide: ''All'Insigne Benefattore / l'Amministrazione Comunale / riconoscente dedica / Piazza don Costantino Cassaneti / 25.9.1988". Su un muro del serbatoio c'è quest'altra lapide: "Per una mano benefattrice / l'acqua zampilla ristoratrice / Riconoscenti a don Costantino dei Cassaneti / 31 luglio A.D.1937". Altra lapide è stata aggiunta nel 1995: L'Amministrazione Comunale, proseguendo l'opera tanto benemerita di Costantino Cassaneti, nell'anno 1995 han trasformato il pubblico lavatoio in serbatoio per corrispondere alle accresciute esigenze della popolazione di Castelluccio. lì, Dicembre 1995".

Don Costantino Cassaneti, nel 1938, dà alle stampe un piccolo opuscolo di quattro pagine dal titolo "IV Centenario di Castelluccio Cosentino (Salerno), Vallata degli Albumi e del Tanagro".


La chiesa è stata danneggiata dal sisma del 23 novembre 1980 e subito chiusa al culto e la sede parrocchiale è stata trasferita, momentaneamente, nella cappella di San Vincenzo Ferrer.

Attualmente [1996, ndr] si stanno eseguendo i lavori di restauro e durante l'esecuzione, è venuto alla luce un affresco che se ne ignora, almeno per adesso, l'autore e l'epoca.

Come si è ben capito, nella chiesa della SS. Annunziata, vi è eretto un altare dedicato al SS. Rosario. E' duopo riportare alcuni documenti riguardante questa cappella e la Confraternita.

Dell'esistenza della cappella se ne ha notizia fin dal 1599 quando compra dalla chiesa di Santa Maria dei Martiri alcune case.

Altra notizia è del 1698, e precisamente del 29 settembre quando Luca Rogerio di Sicignano, abitante in Castelluccio, vende a Domenico d'Angelo, procuratore della cappella del SS. Rosario di Castelluccio, mezzo oliveto, alla località Sellata per 6 tomoli di frumento.

L'altra notizia che segue è del primo settembre 1704 dove Giovanni Fiore che è debitore verso la cappella di ducati 20 e non potendoli pagare subito, si fa pignorare un uliveto nel territorio di Castelluccio nel luogo detto lo Giardino.

Nel 1731 sappiamo dell'elezione a procuratore della cappella del SS. Rosario di Giacomo Cocina che agisce contro il Sindaco della terra di Castelluccio Cosentino. * Altri tre atti, uno contro Onofrio della Falce, altro contro Domenico di Lorenzo e l'altro contro Francesco Coppino sono del 1734 e si conservano nello stesso fascio.

Nel 1752 è documentata per la prima volta l'esistenza della Confraternita del SS. Rosario e vi si erigge nella chiesa dell'Incoronata un Monte sotto il titolo della Vergine del Rosario e dell'Incoronata. *  Per altre notizie sulla cappella del SS. Rosario e dell'Incoronata vedi il seguito, ove si parla della chiesa di Santa Maria Coronata.

Un mutamento della Confraternita si ebbe il 21 luglio 1777 quando Ferdinando IV, con Regio Beneplacito, approvò la nuova regola. * Stato delle Confraternite esistenti nel Castelluccio Cosentino, Villaggio di Galdo".

Il 16 giugno 1822, l'Arciprete don Giovanni Cerere ci fa sapere che la Confraternita è diretta da un sacerdote e due secolari dell'uno e dell'altro sesso di qualunque condizione sociale e che per mezz'ora si recita il SS. Rosario da coloro che non sanno leggere e l'Ufficio piccolo della Beata Vergine da coloro che sanno leggere e si ascolta in seguito il sermone tenuto dal Padre Spirituale ed infine la Santa Messa. Ciò tutte le mattine di ogni domenica e solennità principale di Maria Santissima, con una durata di circa un'ora e mezza.


 

SANTA MARIA dei MARTIRI

 

E' una chiesa modesta di semplice impianto, ancorata alle rocce, con le sepolture sottostante al pavimento, caratterizzata da una rusticità palese che ne fa, nel suo genere, un luogo di culto esemplare. Si accede da una porta ricavata nella parete del lato ovest, a fronte del tozzo campanile che conserva ancora gli antichi bronzi.

In fondo alla chiesa, su una specie di palco alto un metro, vi sono i resti di un organo, una volta prezioso. Nella nicchia ricavata nella parete retrostante all'altare maggiore è una toccante statua della Madonna col Bambino, formata in loco: è costruita sfruttando una roccia che le fa da supporto e, per una certa parte, da anima. Il resto della struttura del simulacro è realizzato in mattoni, pietre e calce ed è completata da un generoso strato finale di gesso da presa irrobustito con stoppa. La "Regina Martyrum", seduta, ha sulla gamba sinistra il Bambino: entrambe le figure sono caratterizzate da uno sguardo con una fissità impressionante.

La chiesa di Santa Maria dei Martiri è stata costruita nel 1538 sul punto più alto del paese, nel luogo detto la Torre. Questa chiesa fu costruita da Nicola de Guglyor, per cui è una chiesa di fondazione laicale, fondata, cioè mediante l'assegnazione di un cespite patrimoniale, con lo scopo di assicurare l'adempimento del culto divino nel paese e di garantire al clero che la reggeva una sicura tranquillità economica. Per cui, inizialmente questa chiesa fu "Chiesa Madre" e "Ricettizia". Potevano entrare a far parte soltanto ed esclusivamente gli ecclesiastici nativi del Comune o appartenenti alle famiglie che l'avevano fondata.

La lapide sulla sinistra dell'arco a sesto ribassato, che divide l'aula del presbiterio, ricorda la fondazione: "PRO NICOLAO / DE GUGLYOR / HICTA ET SUIS / HER• ET SUCC HEC / CAPPELLA ET SE / PULTURA CON / DITE FUERUNT / 1538" *     clicca per FOTO

La traduzione è riportata in un'altra lapide "NICOLAO DE GUGLIOR / PER I SUOI EREDI E SUCCESSORI / COSTRUI' / QUESTA CAPPELLA E SEPOLTURA / 1538"                                  clicca per FOTO

La sepoltura è al cornu evangelico [lato sinistro dell'altare, ndr] con una lapide sul pavimento. * "SEPULTURA / PRO N DE GUGLYOR / ET SUIS / 1538 / REQUIESCANT" Sempre sul pavimento è un'altra lapide con la seguente iscrizione: "OSSARIO / 1538".                                        clicca per FOTO

Nel Cinquecento fu eseguito anche un affresco che è sotto la lamia, ancora oggi esistente, come attesta uno scritto dei primi decenni di questo secolo che è accanto ad esso: "Affresco Antico 1538". Noi, invece, non riteniamo tale affresco di quell'epoca. Se un affresco fu eseguito al tempo della fondazione, questo potrebbe essere sotto l'attuale pittura che non è più antica del Settecento.

Nel 1589 fu traslata la chiesa Matrice di Santa Maria dei Martiri in quella dell' Annunziata, perche era di molto più grande e perche la famiglia "de Guglyor" si estinse completamente.

Nel 1599 la chiesa di Santa Maria dei Martiri, vende alla cappella del SS. Rosario alcune case pervenutale tramite testamento.

Nel 1698 il reverendo don Giuseppe Cassaneti, procuratore della chiesa di Santa Maria dei Martiri di Castelluccio, cede in enfiteusi ad meliorandum, previo assenso episcopale del 13 marzo 1696, a Giuseppe Cuzzo di Castelluccio per un "vacantale" dell'estensione di un tomolo e un quarto alla località il Molino e un terreno della medesima estensione nel luogo detto Vignolelle per il censo di 5 carlini e 4 grana, secondo la stima di Giuseppe Iuorio e Andrea Cibello esperti di Sicignano.

Altra enfiteusi fu stipulata il 13 maggio 1699 ed è rogata in questi termini: "[...] Autorizzato dalla Curia vescovile, il reverendo don Giuseppe Cassaneti, procuratore della chiesa di Santa Maria dei Martiri, concede in enfiteusi ad meliorandum, a Giuseppe Romaniello un territorio nel luogo detto Santo Iuorio per carlini 4 e grana 5 e un altro territorio con querce nel luogo detto la Calcinara per 6 carlini.

L'Economo Curato don Domenico Fiore, nel 1811, redige un inventario delle opere di arte, dove annota che nella chiesa di S. Maria dei Martiri esiste una statua e l'altare in stucco e riporta che "la chiesa è senza intembiata sotto embrici". Vi sono collocate due campane, una grande ed un'altra piccola.

Nello Stato della Rendita e Pesi della chiesa della SS. Annunziata del 1839, sappiamo che si è festeggiata in quell'anno con spari e musica, solo la festività di Santa Maria dei Martiri e si sono spesi ducati 6.

Il 7 luglio 1851, Monsignor Valentino Vignone, Vescovo di Diano, visita la chiesa dei Martiri e la trova adeguatamente dotata di tutto il necessario e riporta che in essa ha sede la Congrega di Santa Maria dei Martiri.

Alcune riparazioni furono eseguite nel 1933, da parte della Congrega, all'altare e alla nicchia * Lapide "ALLA REGINA DEI  MARTIRI / FRATELLI E LE SORELLE DELLA CONGREGA / QUESTA NICCHIA ED ALTARINO PIAMENTE OFFRONO / A. D. 1933" .e si rinnovò e decorò la chiesa nel 1934 con munificenza di don Costantino Cassaneti. * "QUESTO ORATORIO E CAMPANILE / RINNOVO' E DECORO' / COSTANTINO CASSANETI / A. D. MCMXXXIII - SOLI DEO HONOR ET GLORIA"

La bella chiesetta fu danneggiata col sisma del 23 novembre 1980 e chiusa al culto. Lasciata in abbandono sta subendo altri tipi di danni. Qualche anno fa è stato rubato l'organo che anticamente fu costruito.

Attualmente la chiesa e il campanile, che è in due ordini e che vi sono collocate tre campane, hanno bisogno di seri e urgenti interventi conservativi.



 

SANTA MARIA INCORONATA

 

Lungo la S.S. 19, [al km 40,400, ndr] sorge questa bella e poetica chiesetta - così prima del terremoto del 23 novembre 1980 - nel piano che si distende alle pendici degli Alburni, dove, secondo la tradizione, apparve la Madonna su una pianta di lauro. E' intitolata alla Madre di Dio, detta Incoronata.

Nelle vicinanze dell'attuale Santuario dell'Incoronata, esisteva, all'epoca del casale Cosentino, una chiesa intitolata identicamente poi ricostruita ex nova dove attualmente si trova; non ci è dato l'epoca della nuova ricostruzione.

La prima volta, che questa chiesa è citata, è il 20 settembre 1625, dove un certo Vito Ciano fa una donazione di beni "alla chiesa di Santa Maria dell'Incoronata".

Nel 1731 già esisteva molto attiva una cappella laicale sotto il titolo dei SS. Rosario e dell'Incoronata, la quale era eretta nella chiesa dell'Incoronata. Il Procuratore Domenico Marino, il 14 ottobre, compra dal magnifico Silvestro Vetrillo due stoppelli di territorio con due piedi grossi di olive e due voscagli di cerze, sito nel luogo detto "le Nuci"‘ in territorio del Castelluccio Cosentino.

Molti erano i donativi che si facevano in quei tempi alle chiese. Anche la chiesa dell'Incoronata riceveva delle donazioni da parte di fedeli, alcune erano per la sussistenza dei donatori ed altre per la salvezza delle anime degli stessi e dei loro familiari.

Il 13 maggio 1733, alcuni cittadini di Castelluccio Cosentino attestano che nella passata peste, andò alla guerra Tommaso del Grippo e dopo 15 o 20 anni ritornò nella medesima terra e si ritirò in casa di Giovanna di Lorenzo sua nipote cugina ove si trattenne pochi giorni e dopo "si fe' oblato e veniva chiamato fra' Tommaso e andò ad abitare alla chiesa di Santa Maria dell'Incoronata di questa terra. Esso era uomo intendente, sapendo leggere e scrivere, cantava la litania e leggeva la vita dei santi e annotava le persone che nei giorni festivi lasciavano la carità della Santa Messa e principalmente nei lunedì di Pasqua e nelli 8 di settembre". Fra Tommaso del Grippo non aveva altri parenti all'infuori della detta Giovanna dalla quale si faceva fare il pane e lavare i panni. In età più avanzata teneva come guida il signor Pietrangelo Maruottolo, figlio di detta Giovanna, che lo assistì fino alla morte. Tommaso del Grippo donò alla chiesa dell'Incoronata un terreno con massaria sito nel luogo detto la Pedecara

Il 12 ottobre 1740, il magnifico Domenico Fiore di Castelluccio Cosentino, dona alla cappella dell'Incoronata e SS. Rosario, eretta dentro la chiesa dell'Incoronata, e per essa al priore Sabbato Cimino una quantità di beni stabili. La donazione viene fatta alla presenza del Sindaco Domenico Marino e del primo eletto Pietro Luongo dell'Università di Castelluccio. I beni sono: una porzione di vigna sita sotto la Ripa; una vigna con vacantale nel luogo detto la Difesa; una porzione di massaria con orto e prato nel luogo detto la Calcinara; una porzione di oliveto sito nel luogo detto le Pedali e 88 animali pecorini e caprini. Tali donazioni sono fatte col patto che esso donatore possa ritirarsi nella casa religiosa posta accanto la chiesa dell'Incoronata e che sia assistito anche religiosamente.

Il sacerdote Rocco Cerere, il 14 marzo 1762, in una piccola relazione dice che nel ristretto della ricettizia della SS. Annunziata della terra di Castelluccio Cosentino vi è la cappella della Gran Vergine Coronata, ed i dì festivi che ivi si celebrano sono il giorno di Lunedì dopo Pasqua di Resurrezione e l'8 settembre di ciascun anno.

Quando nel 1811 fu redatto il verbale delle opere di arte che contenevano tutte le chiese del Regno, nel Santuario dell'Incoronata vi erano: una statua "chiamata l'Incoronata", in stucco; due statuette identicamente in stucco, l'una di San Vito Martire e l'altra di San Martino; un altare, sempre in stucco ordinario, con statuetta di San Matteo; un pulpito rustico di vari colori.

Il Gran Giudice, Ministro della Giustizia e del Culto, con una lettera del 4 dicembre 1813, chiede all'Arcivescovo se è necessario che la chiesa sotto il titolo di nostra Signora dell'Incoronata, nel Comune di Castelluccio Cosentino, sia aperta al culto. Il 24 consecutivo, l'Arcivescovo fa sapere: (...) è una cappella rurale distante circa due miglia dal paese sito alle falde di una montagna, diretta nelle sacre funzioni da' Preti della chiesa ricettizia ed è assolutamente necessario, che si conservi aperta, per dar il comodo della Santa Messa ne' giorni festivi specialmente a' campagnoli e passaggeri che sono frequentissimi per que' luoghi (...).

La chiesa dell'Incoronata crollò quasi interamente col sisma del 16 dicembre 1857 e fu ricostruita subito dopo e nel 1860 fu riconsacrata dal Vescovo di Teggiano.

Nel 1938 la storica chiesa aveva bisogno di radicali restauri; le memorie che ad esse erano legate lo esigevano ed il sacerdote Costantino Cassaneti sentì il bisogno di restaurarla ed abbellirla per fare un santuario Mariano e restituirle la pace della preghiera, del conforto e della speranza. Così rifece parte della chiesa e la decorò come attestano le lapidi ivi collocate. * Lapide accanto all'altare maggiore: "Dono di Pasqualino Trimarco, New Yorh Citj, N. 1. USA, A. D. 1938". Lapidi accanto alla nicchia: "Dono dei fratelli Cassaneti, Costantino, Eugenio, Giuseppe, a ricordo dei loro amati genitori Vincenzo e Maria Giovanna Chiumiento, A. D. 1939; "Manrico Volpe, decoratore, Sala Consilina, Aprile 1939". Altra scritta sul lato opposto: "Artista Lanzetta Saverino, SA"

Altri lavori di abbellimento furono eseguiti nel 1960.

La chiesa è stata aperta al culto fino al 23 novembre 1980, quando con l'evento sismico subì gravi danni.

Essa è posta con la facciata verso Castelluccio e il visitatore che giunge dal retro, osserva una grande nicchia aggiunta con la statua della Madonna di Lourdes e Santa Bernardette; sull'arco di essa vi e la dicitura: "lo sono l'Immacolata Concezione". Sempre sul retro vi è un'arcata aggiunta al tetto che fa da campanile; attualmente non vi è la campana.

La facciata con portale in pietra che è del 1860, reca uno stemma in ceramica del Vescovo Stefano Tinivella che e posto al centro di essa, soprastante al portale. Il tutto è sormontato da un immagine della Madonna, sempre in ceramica.

Questi elementi ceramici sono stati collocati negli anni Sessanta di questo secolo.

La chiesa è a tre navate con tre altari laterali per parte e l'altare maggiore.

Il primo altare, alla destra di chi entra, è dedicato a Gesù Crocifisso con immagine in ceramica collocata nel I960, nel centenario della ricostruzione della chiesa.

Sull'arcata del transetto vi è la scritta "Et in perpetuum Coronata triumphat".

Speriamo che "l'Incoronata" possa ancora trionfare in quella zona.



 

SAN VINCENZO FERRER

 

E' una piccola cappella dedicata a San Vincenzo Ferrer, Patrono di Castelluccio Cosentino.

La cappella è stata costruita nel 1909 con il volere dell'Arciprete Visconti e con l'aiuto degli abitanti del luogo emigrati in America. La cappella è stata riparata dopo il sisma del 1980.

Essa è posta con il retro che va sulla piazza don Costantino Cassaneti.

Il portale in pietra dell'inizio Novecento, ricorda il tempo della costruzione * A Divozione / degli Americani ed. / ARC. VISCONTI / 1909

Da molti anni vi si celebra ed è sede parrocchiale provvisoria, visto che è l'unica chiesa, in Castelluccio, attualmente [1996, ndr] aperta al culto.

Dopo queste poche parole sulla cappella di San Vincenzo, vogliamo dire qualche cosa sul Santo Patrono.

Nel 1740 si chiese alla Curia Arcivescovile di Salerno di poter eleggere a protettore San Vincenzo Ferrer. La domanda fu accolta dall'Arcivescovo di Salerno nello stesso anno e da quell'anno, incessantemente, si è sempre tenuto, San Vincenzo, come Patrono Principale, anche se la Protettrice parrocchiale è Santa Maria Annunziata.

Il culto per questo Santo risale in Castelluccio Cosentino all'inizio del Cinquecento, voluto dal comandante spagnolo Nicola de Guglyor, spagnolo lui, spagnolo lo Santo.



 

CHIESA CIMITERIALE

 

La chiesa nel piccolo cimitero di Castelluccio Cosentino si presenta con un solo altare ed è stata consacrata il primo novembre 1936.

La costruzione è avvenuta per la munificenza di don Costantino Cassaneti; ciò è attestato dalla lapide marmorea che vi è collocata sulla facciata. * Lapide: Costantino Cassaneti / ai suoi concittadini / 1.11.1936

Anticamente i morti venivano seppelliti nelle chiese parrocchiali, nelle chiese dei conventi e nelle chiese di patronato. L'11 marzo 1817 fu emanata una legge nella quale, dopo essersi affermato che l'uso di seppellire i cadaveri nelle chiese è stato abolito dalle nazioni più progredite per salvaguardare la salute pubblica, fu ordinato che in ogni comune venisse stabilito un camposanto fuori dall'abitato e ad ispirare il religioso rispetto dovuto alle spoglie umane. Si ordinava che la costruzione dei cimiteri fosse ultimata per la fine del 1820. Nonostante che il decreto del 1817 avesse fissato una data perentoria per la ultimazione dei cimiteri, nel 1828 il governo emanò un'altra legge dove sollecitava i lavori e facilitava l'esecuzione. Il Comune di Galdo, al quale Castelluccio era aggregato, qualche anno dopo completò la costruzione del cimitero [prossimo al Ponte dei Gualani, ndr]. * C. De Giorgi così descrive il cimitero di Galdo: Qui, è duopo confessarlo, la civiltà va penetrando, ma a passi di tartaruga. Basti a dimostrarlo il cimitero di Galdo che è una pagina vergognosa che non ha bisogno di commenti. Se ai vivi ci si pensa poco, ai morti non ci si pensa punto. I popoli preistorici aveano un culto maggiore pei loro defunti di quello che non sentono i moderni galdesi!



CHIESE NON PIù ESISTENTI:

 

SAN GIORGIO

 

Questa e la chiesa più importante di Cosentino, si potrebbe definire la chiesa Madre, ove ufficiava il Clero del casale. Era certamente già esistente quando il casale fu concesso all'Arcivescovo di Salerno nel 1042 ma la troviamo documentata per la prima volta nell'ottobre 1080 dove è concessa dal Duca Roberto, per intercessione della moglie Sichelgaita all'Arcivescovo Alfano. La chiesa di San Giorgio che negli atti è detta ecclesia Sancii Georgii, viene riconfermata come possedimento della Chiesa Salernitana nel maggio 1098 e nel giugno dello stesso anno l'atto venne depositato sull'altare di San Matteo di Salerno.

La chiesa fu ancora confermata negli anni 1207, 1221, 1227, 1250, 1252, 1255, 1258 e 1287.

Il 5 gennaio 1300, in un atto, è riportato: "gli abitanti del territorio di San Giorgio appartenente al casale Cosentino"; la chiesa non è citata ma certamente ancora esistente.

Nella "Rationes Decimarum Italiae" relativa agli anni 1308-1310, la chiesa di San Giorgio non è riportata.

In un documento del 1447, si nomina il Clero del casale Cosentino ma non il titolo della chiesa di appartenenza. A nostro avviso, la chiesa di San Giorgio è stata attiva fin dopo l'abbandono del casale.

Nel 1938 sono ancora ben visibili i ruderi della chiesa di San Giorgio nel diruto casale di Cosentino.

Gli stessi ruderi, documentati in detto anno, sono ancora oggi esistenti e ben visibili; la facciata che non è ancora totalmente diroccata la quale conserva quella caratteristica di costruzione medioevale. Mentre le mura perimetrali sono quasi totalmente diroccati e coperti dalle erbe e dalle macchie.

La zona, ove è l'antico rudero, è detta volgarmente "Santo Jorio".

[Le carte topografiche dell'Istituto Geografico Militare riportano invece il toponimo "S. IORIO" riferito a un piccolo pianoro situato a sud-ovest della confluenza del fiume Bianco con il Tanagro e confinante con il "BOSCO DEI PRETI" che, a sua volta, confina a nord con la "PRECARA", ndr]

 

SAN NICOLA de PASSICALE

 

La chiesa di San Nicola de Passicale, detta anche "de Panicali", fu costruita non appena i "cosentini" abitarono la zona.

Il territorio dei Panicali è documentato per la prima volta nel febbraio 1221 e la chiesa è documentata per l'unica volta nel 1252 dove è detta: ecclesiam Sancti Nicolai de Passicale, que est in territorio Coscntinorum.

Anche di questa chiesa manca la documentazione necessaria per formarne una monografia. Nel 1308-1310 non è riportata nell'elenco della "Rationes Decimarum Italiae" e non sappiamo quando essa fu soppressa. E' certo, però, che è stata attiva fino a tutto il XIII secolo.

 

SAN NICOLA

 

Troviamo nel maggio 1252 i ruderi di una chiesa dedicata a San Nicola dove è detta: "[...] quondam ecclesiae Sancti Nicolai dirutam que est [...]".

Questa chiesa non è da confonderla con l'altra dedicata allo stesso Santo però detta "de Passicale".

La costruzione di questa chiesa è avvenuta sicuramente alla venuta dei "cosentini", come per la chiesa di San Nicola de Passicale.

Come per la precedente, anche per questa manca la documentazione per formare una piccola storia. Oggi di questa chiesa non resta più nulla.

 

SAN GIOVANNI

 

L'unica notizia che ci testimonia l'esistenza della chiesa di San Giovanni è del 1575.

L'Arcivescovo di Salerno concede in enfiteusi un terreno di detta chiesa che era Beneficio Semplice.

Era una cappella rurale ed era eretta nel luogo con lo stesso nome.

Il Capano dice che un tempo, in Castelluccio vi era una chiesa dedicata a San Giovanni, e proprio nel luogo omonimo, di culto italo-greco. Il culto rimane nell'agro più nel nome di Santi che nelle chiese che ad essi erano un tempo dedicate.

Perciò questa chiesa rurale fu eretta al tempo della venuta dei Cosentini.

 

SAN LEONARDO

 

Non ci è dato sapere quando questa cappella fu costruita ma il 13 ottobre 1697 già vi era il luogo detto di "San Leonardo" per cui già esisteva la cappella che è ubicata nel luogo che attualmente è detto "il Piano" ed è documentata per la prima volta nel 1811.

In questa data troviamo che l'Economo Curato don Domenico Fiore redige l'inventario delle opere d'arte delle chiese di Castelluccio. Risulta in questa piccola cappella solo la statuetta di San Leonardo in stucco con l'altare puranche in stucco.

Questa cappella è riportata poi nel Catasto Provvisorio di Castelluccio Cosentino nel 1814 dove è annotata solo la sua esistenza. Non conosciamo la data di soppressione.


Giuseppe Barra .