CASTELLUCCIO COSENTINO
Il testo è ricavato da una pubblicazione del mio prozio Don Costantino Cassaneti in occasione del IV centenario della fondazione di Castelluccio Cosentino. L'originale è da me conservato.
Attilio Piegari
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IV CENTENARIO
DI
CASTELLUCCIO COSENTINO (Salerno)
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VALLATA DEGLI ALBURNI E DEL TANAGRO
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Il versante settentrionale degli Alburni è fiancheggiato da fertili altipiani, da soleggiate colline, rivestite di oliveti e di vigneti. La popolazione, agricola in massima parte, vive in tranquille cittadine, come Postiglione, Sicignano, Petina, o in pittoresche borgate, quali Scorzo, Zuppino, Terranova, Galdo. L'intera vallata, che si estende per circa venticinque chilometri, é attraversata in tutta la sua lunghezza dalla strada nazionale, ed in parte dalla ferrovia Sicignano-Lagonegro.
La vallata del Tanagro offre un panorama non meno ridente, ma più vasto e prolungato, che risulta formato da un territorio ascendente, ben coltivato, dove migliaia di coloni industriosi ricevono il premio delle assidue fatiche col sorriso della mensa e l'allegria del bicchiere. A questa ubertosa convalle fanno corona le cittadine di Contursi, Palomonte, Buccino, Auletta, Caggiano.
Nel bel mezzo di questa conca ovale, attraversata dal Tanagro, da due ferrovie, da strade nazionali, sorge una serie di poggi e di balze, che si protendono risalendo ondulatamente per cinque chilometri, culminando in un picco isolato, esposto al sole non meno che al vento. Su quella vetta, che rassomiglia un nido di falchi e da cui si gode il panorama di tutti i quattro punti cardinali, quattro secoli or sono gli Spagnoli di Castiglia, costruirono una bicocca e impiantarono un presidio militare, che chiamarono «Castelluzzo» - oggidì Castelluccio Cosentino - (Summonte, Storia del Reame di Napoli)
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CENNI STORICI
L'origine di Castelluccio Cosentino risale ai primordii della dominazione spagnuola (1503).
Nella Cappella dedicata alla Madonna dei Martiri si conserva una lapide con la seguente iscrizione in latino, che traduciamo in volgare: « Nicola De Guglyor costruì questo Sacello e sepoltura per sé e per i suoi successori. A. D. 1538 »
Nella Cappella si ammira una statua, «Regina Martyrum», ed un affresco, ben conservato, del 1500.
Il De Guglyor fu comandante del presidio di «Castelluzzo» durante il viceregno di Pietro di Toledo: 1532-1553. (Summonte, op. cit.). Il presidio costruì un recinto a guisa di torre, la cui forma circolare é tutt'ora esistente.
Giù nella valle, su di un poggio, poco discosto dall'odierna strada nazionale, sorgeva Casal de' Cosentini, la cui origine rimonta molto innanzi al 1000. Era un feudo dei Normanni. Nel 1079, Roberto il Guiscardo lo riconfermava come proprietà all'Arcivescovo Alfano di Salerno. (A. Di Meo, Storia del dominio straniero nel Regno di Napoli; Ab. Ughelli, Italia Sacra).
Quando i Castigliano, cacciati gli Aragonesi e i Francesi, s'impadronirono di tutto il Reame, e costruirono «Castelluzzo», che significa «piccolo Castello militare», gli abitanti di Casal de' Cosentini gradatamente abbandonarono le loro abitazioni e passarono a dimorare sul «Castelluzzo» degli Spagnuoli.
Nel censimento del 1670, già due terzi del popolo dei Cosentini abitava sul Castello (Summonte, op. cit.)
Sul principio del 1700 tutta la gente del Casale era lassù. Durante i due secoli della dominazione spagnuola (1503-1700), fu chiamato «Castelluzzo», nel 1800, Castelluccio dei Cosentini; nel 1900, Castelluccio Cosentino.
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COMMEMORAZIONE
Il 13 maggio 1938, Castelluccio Cosentino celebra il suo IV Centenario. Piccolo ed isolato qual'è, passerà giorni di fede religiosa e civile (13-14-15 Maggio). Grato al Nobile Spagnuolo Comandante De Guglyor, che edificò la cappella della Madonna de' Martiri, e promulgò la divozione del suo Santo Concittadino al popolo del Castelluzzo, il quale se la elesse per Santo Protettore, San Vincenzo Ferreri di Valenza, oggi Castelluccio Cosentino, nel programma della sua festa centenaria, include anche un pellegrinaggio che avrà luogo il sabato 14 maggio, sulla collinetta dove rifiorì Casal de' Cosentini, e propriamente tra i ruderi dell'antica Chiesa [San Giorgio, ndr]. Tutti uomini e donne giovani e vecchi, ascolteranno una Messa solenne all'aperto.
Sac. Costantino Cassaneti